Nonostante il silenzio e le notizie tendenziose fornite dalla stampa italiana, nei giorni scorsi si è prodotto un fatto storico: i tuareg del nord del Mali si sono armati ed hanno conquistato il controllo delle regioni in cui storicamente vivono, proclamando l'indipendenza del loro paese, l'Azawad.
Se la colonizzazione europea è stata una catastrofe per le popolazioni degli altri continenti sottomesse alle grandi potenze dell'Ottocento e dei primi del Novecento, anche la "decolonizzazione" è stata per molti origine di guasti e ferite ancora aperte. In particolare, il deserto del Sahara, da sempre la patria storica dei tuareg, è stato spezzettato e ripartito tra i nuovi stati indipendenti, sconvolgendo la vita dei suoi abitanti, in modo tanto più grave in quanto la loro esistenza tradizionale si basa sul nomadismo e l'erezione di frontiere nazionali in un territorio che essi hanno sempre considerato in modo unitario impediva od ostacolava grandemente il mantenimento dell'economia e della loro cultura ancestrale. I tuareg oggi sono una minoranza in ciascuno dei 5 paesi in cui sono stati ripartiti (Mali, Algeria, Niger, Libia, Burkina Faso), spesso una minoranza minacciata da politiche di assimilazione (l'arabizzazione forzata di Algeria e Libia) o di abbandono e sfruttamento economico. I "fieri uomini blu" delle agenzie turistiche sono diventati un elemento folkloristico, ma per il resto sono disprezzati e sovente perseguitati (qui in Europa nessuno conosce l'esistenza del Ganda Koye, una specie di Ku Klux Klan "alla rovescia" formato da neri che compiono atti di violenza contro i tuareg, spesso con la complicità o l'acquiescenza dell'esercito maliano).
La rivolta di quest'anno è l'ultima di una lunga serie. Ogni volta, le acque si calmavano con accordi e promesse di maggiore interesse e minore abbandono da parte dello stato maliano, che però non venivano mantenute. Oggi i tuareg hanno deciso di farla finita con questa logica da tribù indiane nelle riserve, hanno riconquistato con le armi in pugno il loro territorio e sono decisi ad autogovernarsi.
La stampa europea e italiana in particolare ha trattato molto poco e male questi avvenimenti, sottolineando solo l'uso di armi provenienti dalla Libia e la presenza di pericolosi integralisti islamici, che avrebbero assunto la testa della ribellione. In realtà, la situazione è completamente diversa. Il MNLA (Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad) è un movimento laico e democratico che non ha certo fatto una rivoluzione per instaurare un regime sciaraitico contrario alle tradizioni dei tuareg. L'elemento islamico è invece fortemente sostenuto dall'Algeria, che ha tutto l'interesse a far fallire la ribellione tuareg e a mantenere lo statu quo, in cui il Sahara è territorio di rifugio e di azione di gruppi terroristici (AQMI, la frazione nordafricana di Al Qaeda) e di narcotrafficanti. Nella protezione dei terroristi e di narcotrafficanti sono pesantemente implicati anche molti personaggi di primo piano nel governo maliano. La nascita di uno stato laico e democratico, con un governo a stretto contatto con la popolazione e capace di controllare davvero il territorio sarebbe un grave colpo per chi prospera con questi loschi affari.
I paesi europei e la comunità internazionale sono per il momento scettici o espressamente contrari a questa richiesta di indipendenza, anche perché la Francia, che ha sempre un peso importante nella politica della regione, teme di inimicarsi Algeria e Mali. Per questo sarebbe importante che l'opinione pubblica fosse debitamente informata e prendesse a sostenere con partecipazione la richiesta di indipendenza dell'Azawad. L'Associazione Culturale Berbera ha diffuso una "Dichiarazione a sostegno dell'Azawad indipendente", che è riprodotta di seguito. Altri messaggi di sostegno vengono da associazioni berbere nel resto del mondo (Congresso Mondiale Amazig, Amazigh American Initiative, Tamazgha a Parigi, ecc.).
Per saperne di più:
• Una importante trasmissione (in inglese) su france24, che permette di capire molte cose
• Un intervento (sempre in inglese) di Alessandra Giuffrida su Al Jazeera, anche questo molto informativo
• Una spiegazione chiara della situazione (in francese) da parte di Mossa Ag Attaher, portavoce del MNLA (chi frequenta Facebook può trovare una mia traduzione -fatta di corsa e molto sommaria- del testo del video)
• Un articolo di Hélène Claudot-Hawad sugli interessi inconfessabili che gravitano intorno all'Azawad
• Il portavoce del MNLA legge il testo della dichiarazione di indipendenza a Parigi il giorno dopo l'evento
• Ultime notizie da Toumastpress (in francese), l'agenzia di stampa del MNLA
• Il sito dell'Association Tamazgha (di Parigi) è quello che in Europa più tiene al corrente sull'evoluzione della situazione
Se la colonizzazione europea è stata una catastrofe per le popolazioni degli altri continenti sottomesse alle grandi potenze dell'Ottocento e dei primi del Novecento, anche la "decolonizzazione" è stata per molti origine di guasti e ferite ancora aperte. In particolare, il deserto del Sahara, da sempre la patria storica dei tuareg, è stato spezzettato e ripartito tra i nuovi stati indipendenti, sconvolgendo la vita dei suoi abitanti, in modo tanto più grave in quanto la loro esistenza tradizionale si basa sul nomadismo e l'erezione di frontiere nazionali in un territorio che essi hanno sempre considerato in modo unitario impediva od ostacolava grandemente il mantenimento dell'economia e della loro cultura ancestrale. I tuareg oggi sono una minoranza in ciascuno dei 5 paesi in cui sono stati ripartiti (Mali, Algeria, Niger, Libia, Burkina Faso), spesso una minoranza minacciata da politiche di assimilazione (l'arabizzazione forzata di Algeria e Libia) o di abbandono e sfruttamento economico. I "fieri uomini blu" delle agenzie turistiche sono diventati un elemento folkloristico, ma per il resto sono disprezzati e sovente perseguitati (qui in Europa nessuno conosce l'esistenza del Ganda Koye, una specie di Ku Klux Klan "alla rovescia" formato da neri che compiono atti di violenza contro i tuareg, spesso con la complicità o l'acquiescenza dell'esercito maliano).
La rivolta di quest'anno è l'ultima di una lunga serie. Ogni volta, le acque si calmavano con accordi e promesse di maggiore interesse e minore abbandono da parte dello stato maliano, che però non venivano mantenute. Oggi i tuareg hanno deciso di farla finita con questa logica da tribù indiane nelle riserve, hanno riconquistato con le armi in pugno il loro territorio e sono decisi ad autogovernarsi.
La stampa europea e italiana in particolare ha trattato molto poco e male questi avvenimenti, sottolineando solo l'uso di armi provenienti dalla Libia e la presenza di pericolosi integralisti islamici, che avrebbero assunto la testa della ribellione. In realtà, la situazione è completamente diversa. Il MNLA (Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad) è un movimento laico e democratico che non ha certo fatto una rivoluzione per instaurare un regime sciaraitico contrario alle tradizioni dei tuareg. L'elemento islamico è invece fortemente sostenuto dall'Algeria, che ha tutto l'interesse a far fallire la ribellione tuareg e a mantenere lo statu quo, in cui il Sahara è territorio di rifugio e di azione di gruppi terroristici (AQMI, la frazione nordafricana di Al Qaeda) e di narcotrafficanti. Nella protezione dei terroristi e di narcotrafficanti sono pesantemente implicati anche molti personaggi di primo piano nel governo maliano. La nascita di uno stato laico e democratico, con un governo a stretto contatto con la popolazione e capace di controllare davvero il territorio sarebbe un grave colpo per chi prospera con questi loschi affari.
I paesi europei e la comunità internazionale sono per il momento scettici o espressamente contrari a questa richiesta di indipendenza, anche perché la Francia, che ha sempre un peso importante nella politica della regione, teme di inimicarsi Algeria e Mali. Per questo sarebbe importante che l'opinione pubblica fosse debitamente informata e prendesse a sostenere con partecipazione la richiesta di indipendenza dell'Azawad. L'Associazione Culturale Berbera ha diffuso una "Dichiarazione a sostegno dell'Azawad indipendente", che è riprodotta di seguito. Altri messaggi di sostegno vengono da associazioni berbere nel resto del mondo (Congresso Mondiale Amazig, Amazigh American Initiative, Tamazgha a Parigi, ecc.).
Dichiarazione a sostegno
dell'Azawad indipendenteL'Associazione Culturale Berbera, avuta notizia della proclamazione di indipendenza dell'Azawad, avvenuta ieri, sabato 6 aprile 2012 (2962 Sh.), ad opera del Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad (MNLA),esprimeil proprio sostegno a questo atto coraggioso teso a cancellare l'ingiustizia storica commessa contro il popolo tuareg (Kel Temajeq) con la sua forzata integrazione nello stato del Mali nel 1960;auspicache la dirigenza del MNLA tenga fede ai principi proclamati di laicità ed uguaglianza di tutti i cittadini dell'Azawad senza alcuna discriminazione di etnia, sesso o religione;fa appello• al governo italiano, all'Unione Europea ed alla comunità internazionale perché sostengano i legittimi diritti delle popolazioni dell'Azawad, riconoscano lo stato indipendente dell'Azawad e stabiliscano con esso contatti pacifici e collaborativi, poiché solo uno stato realmente democratico e responsabile verso i suoi cittadini potrà sconfiggere il fanatismo, il terrorismo ed i traffici illeciti nell'Africa sahariana;• a tutte le organizzazioni e le persone di buona volontà perché esprimano anch'esse solidarietà verso l'Azawad e si adoperino per il riconoscimento internazionale della sua indipendenza;ricordache è un momento storico per il popolo Tuareg, che da decenni soffre per le insensate spartizioni del Sahara effettuate a tavolino dalle potenze europee senza tenere in alcun conto la volontà delle popolazioni locali e che in particolare per gli europei è giunto il momento di riparare, almeno in parte, i torti inflitti alle popolazioni africane prima con la colonizzazione e poi con una "decolonizzazione" che, lungi dal restituire la sovranità ai popoli, ne perpetuava lo sfruttamento. Ignorare la più che cinquantennale lotta del popolo dell'Azawad e rigettarne la richiesta di indipendenza con il pretesto della "stabilità" dell'area sarebbe perseverare nell'ipocrisia e nel rifiuto di correggere gli errori fatti nel passato.Milano, 7 aprile 2012
• Una importante trasmissione (in inglese) su france24, che permette di capire molte cose
• Un intervento (sempre in inglese) di Alessandra Giuffrida su Al Jazeera, anche questo molto informativo
• Una spiegazione chiara della situazione (in francese) da parte di Mossa Ag Attaher, portavoce del MNLA (chi frequenta Facebook può trovare una mia traduzione -fatta di corsa e molto sommaria- del testo del video)
• Un articolo di Hélène Claudot-Hawad sugli interessi inconfessabili che gravitano intorno all'Azawad
• Il portavoce del MNLA legge il testo della dichiarazione di indipendenza a Parigi il giorno dopo l'evento
• Ultime notizie da Toumastpress (in francese), l'agenzia di stampa del MNLA
• Il sito dell'Association Tamazgha (di Parigi) è quello che in Europa più tiene al corrente sull'evoluzione della situazione
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