venerdì 11 novembre 2016

I HAVE A DREAM...

Ok, le elezioni americane sono andate come sono andate, tutto il mondo è stato in ansia per settimane e fino alla notte dell'8 novembre nei più remoti angoli della terra ci si interrogava sulla politica degli USA se vince Tizio piuttosto che Caio. Anche in Italia abbiamo avuto modo di approfondire fin le più remote pieghe della votazione, gli umori della California o quelli del Michigan o del Connecticut, con una passione anche maggiore di quella che di solito circonda le elezioni nostrane. Perché tutto questo? Cos'hanno gli Americani per meritare tutto questo interesse? Semplice: sono una superpotenza e qualunque decisione presa laggiù inevitabilmente finisce per avere ripercussioni anche quaggiù.
Perché non succede lo stesso quando ci sono le elezioni in Italia, o anche in Francia o Germania? Per tutti questi paesi ci può essere sì una certa curiosità di sapere chi vincerà, ma non lo spasmodico interesse che si ha in tutto il mondo per le elezioni americane. E così continuerà finché in Europa ci saranno solo elezioni nazionali.
Proviamo a immaginare invece un'elezione su scala continentale in cui si elegge un governo che governerà tutta l'Europa. Non l'attuale sistema di "governo" a base di negoziati tra stati, ma un governo con pieni poteri (in ambiti ben delimitati) su tutta l'Unione. Gli aspiranti alla vittoria in una simile competizione dovranno cercare di ottenere voti in tutti gli Stati, e predisporre quindi piattaforme elettorali che ottengano il consenso tanto in Italia quanto in Germania, in Grecia come in Danimarca... Candidati "di destra" o "di sinistra" e non candidati di questo o quel paese. La cittadinanza d'origine del candidato a questo punto conterà poco, è ovvio che ciascuno si doterà di uno staff di collaboratori (e futuri "ministri") provenienti da tutti i paesi, in grado di trasmettere al "capo" gli umori delle singole piazze (così come fanno i candidati USA che hanno consiglieri di tutti gli Stati dell'Unione). Allora sì che il mondo vivrebbe le elezioni europee con lo stesso interesse delle elezioni americane: l'Europa non sarebbe più paralizzata da rissosi veti incrociati tra gli Stati, ma potrebbe esprimere un governo in grado di indirizzare le politiche dell'intero continente rispetto al resto del mondo, e il resto del mondo tiferebbe per Tizio o per Caio augurandosi che vinca quello che influenzerà in modo più positivo i rapporti dell'Europa con gli altri paesi.
E' solo un sogno? In realtà è l'unica reale alternativa all'attuale situazione di incapacità di agire dell'Europa, che è costretta a sognare un presidente americano così piuttosto che cosà, non potendo votare per un proprio presidente. Chissà, forse proprio l'elezione di un personaggio così "temuto", contro la quale non abbiamo potuto far nulla perché noi non votiamo per il presidente degli USA, potrebbe aprire gli occhi agli europei e spingerli a rivendicare quello che è un loro diritto: avere un governo eletto democraticamente da tutti.

martedì 16 agosto 2016

Gli "obiettivi chiari" dei pragmatici dell'Europa

L'articolo di Giovanni Belardelli sul "Corriere" di ferragosto è un esempio lampante di quella corrente di pensiero, prevalente tra i maîtres à penser del quotidiano milanese, che considera inutile e utopistica per l'Europa un'unione federale, ritenendo invece più importante porsi obiettivi più seri e concreti anche se limitati.

La parte iniziale critica aspramente il "Manifesto di Ventotene", per la verità concentrandosi sugli aspetti più marginali e caduchi di strategia e senza occuparsi dell'assunto principale, cioè il superamento storico degli Stati nazionali, un dato di fatto che invece la globalizzazione in atto mette a nudo impietosamente.

mercoledì 29 giugno 2016

Recuperare la sovranità

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sta scatenando in questi giorni valanghe di commenti con le proposte più disparate sul da fare da parte di noi europei dopo questo "divorzio".
Invece di inveire contro la superficialità britannica, è necessario rendersi conto che un grosso problema è giunto al pettine: quello della democrazia europea. Quanti inglesi, ma anche quanti francesi o italiani o greci si sentono "democraticamente rappresentati" dalle istituzioni europee?