martedì 16 agosto 2016

Gli "obiettivi chiari" dei pragmatici dell'Europa

L'articolo di Giovanni Belardelli sul "Corriere" di ferragosto è un esempio lampante di quella corrente di pensiero, prevalente tra i maîtres à penser del quotidiano milanese, che considera inutile e utopistica per l'Europa un'unione federale, ritenendo invece più importante porsi obiettivi più seri e concreti anche se limitati.

La parte iniziale critica aspramente il "Manifesto di Ventotene", per la verità concentrandosi sugli aspetti più marginali e caduchi di strategia e senza occuparsi dell'assunto principale, cioè il superamento storico degli Stati nazionali, un dato di fatto che invece la globalizzazione in atto mette a nudo impietosamente.

In conclusione, Belardelli scrive: "L'Europa è innegabilmente in difficoltà (…) non è in grado di assumere una posizione comune praticamente in alcuno scacchiere internazionale. Illudersi di trovare la soluzione rilanciando il processo di integrazione fino addirittura alla riproposizione del Manifesto di Ventotene rischia di portare fuori strada."
Curioso! Al giornalista sembra sfuggire che un governo federale (l'obiettivo del "Manifesto"), che sia espressione del voto di tutti i cittadini della federazione, è per definizione in grado di esprimere una posizione "comune", mentre lasciare le cose come stanno, con decisioni prese da conferenze internazionali tra stati sovrani non potrà mai portare a posizioni "comuni" (Hamilton).

Dopo la pars destruens, ecco, nelle ultime righe, la sagace proposta alternativa da parte dell'autore: "ci si dovrebbe concentrare piuttosto su pochi obiettivi chiari. Ad esempio sulla politica dei migranti, in cui è massimo il divario tra proposte ufficiali e realtà". Viene da domandarsi come si pensa di affrontare questi pochi obiettivi chiari. Sperare di trovare soluzioni efficaci e comuni finché ogni decisione è demandata a conferenze internazionali in cui ogni paese dice la sua e prevalgono in definitiva i rapporti di forza e non le scelte realmente utili per il complesso del continente, questo sì che è un'illusione.

In conclusione, "se non si riesce a fare neppure questo, ha davvero poco senso … rilanciare l'idea degli Stati Uniti d'Europa." Cioè avrebbe poco senso creare istituzioni che siano realmente in grado di affrontare i problemi. Una conclusione così contraria alla logica non può non lasciare stupiti.  Chi si culla in questa convinzione non si rende conto di essere solo un illuso.

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